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Nell’abisso…

“Non sai quanto sei forte, finché essere

forte è l’unica scelta che hai.”

Chuck Palahniuk

 

Per anni, dopo aver scoperto le prime informazioni e dopo essermi avvicinata ai primi spiragli di luce, ho lasciato tutto da parte. Avevo avuto un assaggio della verità, avevo praticato ma senza consapevolezza, senza fede. Fino alla fatidica data del 3 novembre 2013… dopo un anno intero in cui papà veniva sottoposto ad interventi più o meno importanti, viene a mancare. Quel giorno muoio anche io. Era una sera fredda di novembre, i medici ci avevano dato la notizia il giorno prima. Ho passato tutta la giornata con lui fino a sera, quando ho dovuto lasciarlo.

 

Ero seduta fuori e dopo mezz’ora un medico chiama mia madre. Non c’era bisogno di parole. Il vuoto più totale e d’improvviso nulla aveva più senso. Mi ponevo le domande più assurde, più dolorose. La notte giravo per casa senza una meta, come un fantasma. Intorno sentivo solo frastuoni inutili. Giri da fare, per preparare il funerale. Ho ricordi appannati e storditi di quei giorni. Ma nitidi di quella sera. Scommetto che anche tu almeno una volta ti sei sentita così. Che stavi appoggiata a chi hai intorno, accanto, alla tua famiglia e poi d’improvviso ti è mancato il muro a cui ti appoggiavi. Cammini come se fossi un equilibrista. Il tempo si ferma per te, mentre per gli altri continua a correre inesorabile e veloce. E più guardi quanto il tempo scorre, più pensi che solo l’altro ieri era lì, ci parlavi, lo abbracciavi, e più tutto ti sembra surreale.

 

Quella sera ho fermato il tempo per morire un po’ anche io e poi rinascere inconsapevolmente. Negli anni a seguire, dopo varie esperienze negative derivanti proprio dalle persone vicine, dalla pseudo famiglia, avevo deciso di chiudere letteralmente la mia parte emozionale.

 

Prima del 2013 scrivevo, mi piace, mi è sempre piaciuto. Scrivevo poesie, tenevo un diario. Riuscivo ad esprimere emozioni. Riuscivo ad essere naturalmente positiva, leggera. Negli anni successivi il buio più totale. Anche i sogni erano spariti. Ogni notte era solo un sonno vuoto che si alternava al giorno. Salvo qualche sogno in cui avevo rivisto papà, poi il nulla più totale.

 

Ho continuato col cuore chiuso e con le informazioni in testa a cercare di ricostruirmi, ma ogni piccola azione sembrava un’impresa titanica. Prima del 2013 tutte le aree della mia vita scorrevano senza sforzo, dopo era diventato uno sforzo anche stare al mondo.

 

Da lì si sono susseguite molte esperienze dolorose. Situazioni che a mano a mano mi hanno fatto mettere a nudo con me stessa. E che mi hanno spogliata davvero di tutte le cose materiali che fino a quel momento mi avevano accompagnata, che davo per scontate. Non sono mai stata ricchissima ma sicuramente la mia famiglia è sempre stata bene. Potevo mantenermi i cavalli, fare equitazione è uno sport costoso. Potevo vivere senza troppi pensieri, mettiamola così. Belle macchine, viaggi, casa al mare (proprio vista mare) tutte cose che mi facevano vivere nel comfort, il mio compito era solo quello di studiare all’università e poi proseguire in modo canonico.

 

D’improvviso, però, è arrivato un tornado che ha travolto tutto e ha segnato uno stacco netto tra la mia vita di prima e la mia vita fino ad oggi. Tracollo economico molto pesante di più di un milione di euro, tracollo emotivo, materiale e spirituale. E tutto senza una motivazione, solo situazioni continue di lotta, disastri, inganni da affrontare. E più affioravano situazioni e persone negative, più non finivo di sorprendermi.

 

Quando sei in un vortice simile, soprattutto all’età di ventuno o ventidue anni, è facile abbandonarsi all’alcool, cercare vie semplici per rifare soldi veloci, usare sostanze, cadere in depressione e imbottirsi di psicofarmaci, lasciarsi guidare da persone esterne chiunque esse siano, perdere il controllo di te stessa proprio perché non trovi un senso.

 

Aggiungi a tutto questo le innumerevoli notti insonni in cui nel buio più totale facevo a botte con la mia mente. Le ho chiamate le mie “notti di lucida follia”, momenti in cui realizzavo che non potevo pù vedere papà, abbracciarlo, parlarci. Il dolore non era fisico ma era un vero e proprio impazzimento mentale, al punto che mi sarei letteralmente staccata la testa. E, proprio per evitare ancora queste notti, il cuore aveva deciso di chiudersi o, almeno, di metterne offline una parte, come istinto di sopravvivenza.

 

Mi chiedono sempre perchè non ho tatuaggi. Rispondo che li ho ma non sono visibili all’esterno, e non a tutti.

 

– Estratto dal mio libro “Mindset Quantico” –

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